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Slavejkov, Penčo.

Poeta e critico letterario bulgaro. Figlio di Petko, ripresi gli studi, interrotti in seguito a una paralisi (1884), si formò in ambiente tedesco (1892-98), dove approfondì lo studio delle opere di J.W. Goethe e H. Heine e subì gli influssi dell'estetica neokantiana. Ritornato in patria (1908), divenne direttore della biblioteca nazionale e si dedicò alla sprovincializzazione della cultura bulgara, dando vita a un movimento letterario europeista riunito intorno alla rivista “Pensiero” (1892-1909). Passato in Italia (1911), attese alla composizione di un poema, Canto insanguinato (lasciato incompiuto e pubblicato postumo nel 1913), nel quale espresse la sua visione della storia bulgara. Fu autore di numerose raccolte poetiche ispirate alla tradizione popolare bulgara e caratterizzate dall'accettazione eroica del dolore esistenziale (Canti epici, 1907; Sogno di felicità, 1907; Sull'isola dei beati, 1910). Scrisse inoltre numerosi articoli di critica letteraria comparsi sulla rivista “Pensiero” (Trjavna, Gabrovo 1866 - Brunate, Como 1912).